domenica 28 agosto 2011

Prima tappa del Viaggio: Mondovì e le paste di meliga (passando da La Morra)

Oltre alle vigne, piccola chicca del nostro pranzo al Vin Bar di La Morra: carne cruda, frittatina di zucchine, bruschetta al pomodoro fresco

Avevo sempre sentito parlare delle paste di meliga.
Un po' perché Grom le usa sia come ingrediente in un gelato niente male - la Crema di Grom, che tutti conoscono (e secondo me era più buono una volta) - che come biscottino di accompagnamento. E un po' perché nelle varie peregrinazioni online mi ci ero già imbattuta (ma non avevo mai approfondito).
Ma le paste di meliga "vere", fatte in modo artigianale e anche un po' più grosse, non le avevo mai mangiate come si deve.
"Un tempo se ne compravano poche alla volta", ci dice la signora Margherita Quaglia, che andiamo a visitare nel suo laboratorio vicino a Montaldo di Mondovì.
Ed è la prima delle nostre visite-incontro, con cui apriamo la settimana.


La signora Margherita ci riceve verso mezzogiorno, dopo che ci perdiamo almeno due volte tra le strade della valle. Il laboratorio sembra - ed in effetti è anche questo - un piccolo alimentari di paese, che vende un po' di tutto, oltre alle paste di meliga prodotte dalla signora e, prima ancora, da suo suocero.

Già dagli anni sessanta, infatti, il panificio produce questi dolci tipici della tradizione piemontese: un impasto simile alla pasta frolla ma arricchita dalla "meliga", in dialetto il mais.

Il suocero di Margherita, all'inizio dell'attività, "macinava piccole quantità di mais e le raccoglieva in questo vaso" - un vaso di vetro che ricorda molto quelli di una volta delle drogherie di paese.
Da lì l'attività è andata avanti nel tempo e oggi la signora Margherita produce le paste di meliga assieme ad altri 5 produttori riconosciuti ufficialmente all'interno del Consorzio per la tutela e la promozione delle paste di Meliga del monregalese.

Oltre alle paste di meliga, Margherita produce anche biscotti di farro, cereali, cioccolato e nocciole e grano saraceno.

Purtroppo non abbiamo fatto nessuna foto: un po' la timidezza leggera della prima visita, un po' l'idea "massì alla fine le facciamo", ed eccoci qui, solo con le foto dei tantissimi vigneti che abbiamo incontrato andando avanti verso le colline.

Lasciamo quindi Montaldo per dirigerci verso la Cantina Comunale di La Morra, un piccolo paese raccolto e arroccato su una collina, forse uno dei più alti tra i tanti paesi "del vino" della zona: Dogliani, Novello, Barolo.
La Cantina rappresenta più di 70 produttori di vino locale, dal dolcetto, al nebbiolo, al barbaresco e al barolo.

Chiacchieriamo un po' con i responsabili della Cantina, ma i vini sono davvero tantissimi e pensiamo sia interessante tornare con più calma in uno dei prossimi eventi di degustazione che si terranno qui nel paese in tutti i sabati di ottobre. O magari andremo a Degusta La Morra, il prossimo 4 settembre.

Tra l'altro nel sito dell'Ufficio del turismo di La Morra, c'è una pagina dedicata ai prodotti di eccellenza della zona: nel corso della prossima visita potrebbe essere molto utile. Cercheremo di essere presenti a uno degli eventi che vengono promossi anche nel sito del Comune.
Ci piacerebbe molto avere nel gruppo d'acquisto un "estratto di Piemonte".

Piccola nota a margine

La prima tappa ci lascia pieni di curiosità e di voglia di andare avanti, ma non possiamo chiudere questo primo post senza raccontarvi della nostra fantastica esperienza gastronomica a Mondovì.
La sera prima della tappa n.1 del nostro viaggio, abbiamo dormito in centro a Mondovì e, cercando un posto per mangiare un boccone ci siamo imbattuti ne Il Baluardo, di Marc Lanteri, aiutato dalla moglie Amy Bellotti, in sala e nella scelta del vino.
E quando dico imbattuti è perchè ci siamo capitati per puro caso, camminando per le strade - ripide!- del paese. Solo quando vedo il logo del ristorante mi rendo conto che passando per Col di Tenda avevo notato un cartello nero che segnalava il ristorante di Marc (che, mi spiegherà più tardi, è nato proprio a Tende).

Dire che mangiamo bene non basta: la cena si rivela un'esperienza di cibo di qualità in un contesto gradevole, mai sopra le righe, e anche molto "personale". Come è anche personale e anche molto interessante la collezione di libri di cucina, antichi e contemporanei, che Marc ci racconta di stare raccogliendo nel tempo.

Tra le altre cose mangiamo delle tagliatelle "ai trenta tuorli" e ragù di coniglio davvero notevoli.

Speriamo di rivederci presto anche con Marc. 

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